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Una miniera per tutte le stagioni: Cortabbio

La miniera di cui stiamo parlando è quella di Cortabbio frazione del Comune di Primaluna, che si avvia a celebrare i primi due anni di apertura al pubblico con finalità turistiche. Inserita recentemente con la miniera Anna ai Piani Resinelli, nella Rete Nazionale dei Parchi e musei minerari.
 

Un “tuffo” tra bellezze e curiosità del Parco della Grigna Settentrionale semplicemente meraviglioso, in cui il rapporto fra gli uomini e i minerali racchiusi nelle profondità delle rocce di questa terra si perde nei secoli ed è all’origine della stessa vocazione industriale della Valsassina. L’abbondanza di torrenti e corsi d’acqua da cui ricavare energia promosse la nascita di forni, fucine, dando vita ad una fiorente industria della lavorazione dei metalli.
 

Andare alla riscoperta delle antiche miniere è un modo originale per conoscere ed apprezzare un passato carico di fascino. Per questo, negli ultimi anni, sono stati ripristinati alcuni siti estrattivi, creando percorsi didattici e museali, che riscuotono grande interesse a livello turistico.
 

Così ai Piani Resinelli è oggi possibile visitare in tutta sicurezza le antiche miniere di galena che risalgono al XVI secolo, e quelle di barite a Cortabbio, un percorso questo, di 1.600 metri, che conduce alla miniera “Nuovo Ribasso” e a quella “Vittoria”, dove fino al 2012 si è estratta la barite bianca, la cui estrazione è iniziata a metà dell’ottocento.
 

cortabbio 01La barite, il solfato di bario, sostanza utile e preziosa impiegata per numerosi scopi, dall’industria alimentare a quella della carta, fino all’impiego in campo medico. Lungo il percorso che si snoda all’interno delle gallerie ci si imbatte in un ambiente straordinario, ricco di colori imprevedibili e di preziosi reperti, come gli attrezzi usati dai minatori nel loro duro lavoro. Se ne accorse anche Leonardo da Vinci, che tra il 1482 e il 1513, visitò in più occasioni queste zone. Sul Codice Atlantico scrisse “li edifici della vena del rame e dello arzento, presso una terra detta Pra Sancto Pietro e vene di ferro e cose fantastiche”.
 

Il viaggio, che porta nelle viscere della Grigna, consente di scoprire un ambiente unico e suggestivo, dai molteplici colori e di osservare da vicino gli strumenti e le attrezzature che venivano utilizzati per scavare il minerale e il trasporto lungo il percorso. Una conformazione geomorfologia complessa quella che riguarda il Grignone, la Grignetta e il Coltignone le tre principali cime che caratterizzano lo skyline della Valsassina e, al contempo riflettono la complessa struttura geologica di questo massiccio, nato milioni di anni fa per effetto della violenta collisione fra la crosta europea e quella africana.
 

Mantenere vivo il legame con la tradizione in Valsassina significa rapportarsi anche con un altro universo, quello agricolo e pastorale, che ha costituito nel tempo la risorsa essenziale per la vita delle comunità locali.
 

A queste tradizionali attività, oggi si aggiunge la ricerca, a cui guarda con attenzione la società che gestisce le strutture minerarie (www.youmines.com). Recentemente, il Politecnico di Milano, Polo territoriale di Lecco, nel corso di GeoEngineering Techniques for Unstable Slopes, la teoria insegnata durante il semestre è stata applicata su un caso studio reale per introdurre gli studenti alle problematiche di un progetto integrato (studio della stabilità di un pilastro minerario). Tramite un’analisi fotogrammetrica è stato ottenuto un modello 3D del pilastro studiato che rappresenta la base dell’analisi numerica di stabilità e permette la mappatura delle fratture.
 

Si può certamente considerare il settore delle minere turistiche un attività dai molteplici risvolti, economici, di valorizzazione del patrimonio storico culturale di aree e territori il cui valore paesaggistico rappresentano un valore aggiunto per l’economia montana che, fatica sempre più ad essere autonoma e a mantenere la persona come valore affinché possa trovare sul territorio montano la possibilità di vivere dignitosamente evitando l’abbandono delle arre montane al loro destino.

 

 

Cesare Perego

articolo pubblicato su: http://www.ilpuntostampa.info

 


 

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